Tragedia Fabiana, Caputo: linciaggio vergognoso
“Si interrompa subito la gogna mediatica alla quale, insieme alla Città di Corigliano, in questi ultimi giorni, è stata sottoposta tutta l’area urbana e l’intera Calabria. -È quanto afferma in una nota l’Onorevelo Giuseppe Caputo – Presidente I Commissione Regionale Affari Istituzionali - E’ intollerabile questo tentativo di linciaggio scatenatosi, come già altre volte è capitato, su vicende, dolorosissime, ma che non sono affatto esclusiva di questa terra, della Calabria e del Sud.
I gravissimi fatti di cronaca che hanno toccato e colpito profondamente la sensibilità dei coriglianesi e di tutto il territorio sono purtroppo diventati carne da macello del solito, e spesso mediocre, spettacolo televisivo nostrano. Con il prevedibile risultato, irresponsabile se in buona fede, vergognoso se costruito ad arte, di mettere all’indice un’intera e importante comunità, quella di Corigliano, trattata come emblema di chissà quale enclave sottosviluppata del Paese.
Hanno fatto e continuano quindi a fare bene le centinaia e centinaia di giovani non solo calabresi che da giorni, sui blog e sui social network, stanno reagendo, così come era ed è giusto fare, a questa penosa diffamazione pubblica nazionale di una città e di una regione descritte ai limiti di certe periferie afgane in mano a talebani o a fondamentalisti misogini di ogni risma! Basta! E’ ora che venga definitivamente spento questo riflettore perverso e che si usi, a tutti i livelli, più equilibrio, buon senso e tanta responsabilità in quello che si scrive e si dice, a partire dai responsabili dei contenuti di determinati programmi televisivi di successo. –Continua Caputo - L’uccisione, tristissima, della sedicenne Fabiana ed il dramma profondo nel quale è stata di fatto scaraventata la stessa famiglia del coetaneo Davide, avrebbero dovuto indurre tutti, media in primis, ad una riflessione più approfondita e meno roboante di quanto accaduto a Corigliano, analogamente a quanto accaduto, se non di peggio, in altrettante località italiane, dall’estremo nord ovest e dall’estremo nord est, al centro, al sud ed all’isole.
Senza nessuna differenza, né in termini di gravità, né in termini di frequenza o, addirittura, di inventata propensione criminogena o al femminidicio, così come si legge e si sente dire da troppo tempo. Condivido, quindi, la lucida considerazione, amara ma fondata, di S.E. l’Arcivescovo di Rossano-Cariati, Mons. Santo Marcianò, apparsa nei giorni scorsi sul Corriere della Sera. Questa tragedia, che ha sconvolto ognuno di noi, “non nasce certo dall’arretratezza di un luogo del Sud Italia che prevarica la donna ma, assieme alle tragedie di tante altre donne, nasce forse dalla povertà e dall’aridità del nostro tempo. Nasce dal rifiuto di riconoscere quei valori assoluti che possono ergersi a difesa della dignità di ognuno”. E’, insomma, la questione educativa che, in tutto il Paese, dal nord al sud, va posta e affrontata senza paraocchi. Serve – ha ragione Marcianò – una “inversione della rotta pedagogica, perché essa sia disegnata da una cultura rispettosa e fiera di promuovere e difendere incondizionatamente il valore della vita umana”.
Ed in questo sforzo, insieme alla Chiesa, ognuno di noi, attraverso i diversi ruoli ricoperti nella nostra società, deve saper identificare il vero problema, che non è l’essere nati a Corigliano o in Calabria, ma l’esigenza di ancorare la convivenza di tutti e la crescita sociale, a partire dalle nuove generazioni, a valori, ideali e metodi di formazione e sviluppo personali che paiono ormai dispersi nell’assenza di obiettivi, di visione e di pensieri lunghi, nell’assolutizzazione dell’effimero, del quotidiano e del materiale e nell’individualismo come regola di vita.
In questa sfida che è epocale per noi italiani, con un ritardo storico importante anche e soprattutto dal punto di vista pedagogico, famiglia, scuola, istituzioni e classe dirigente, non soltanto politica, hanno un ruolo difficilissimo ma decisivo. –Conclude l’Onorevole Caputo - Si cali dunque e subito il sipario sul gioco giornalistico dell’orrore a buon mercato e sulla criminalizzazione mediatica dei territori e ci si confronti, a testa alta, sulla vera crisi di valori, prima ancora di quella economica, che sta coinvolgendo da anni tutta la nostra Nazione."
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