Scajola: Cassazione, è stato legittimo carcere per Chiara Rizzo
È stata legittima la misura cautelare di custodia in carcere a cui è stata sottoposta, nei mesi scorsi, Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, coinvolta, con l'ex ministro Claudio Scajola, nell'operazione 'Breakfast' della Dia di Reggio Calabria. Lo sottolinea la seconda sezione penale della Cassazione, rigettando il ricorso presentato dalla donna - oggi sottoposta all'obbligo di dimora - contro l'ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, il 13 giugno scorso, aveva confermato il carcere disposto dal gip nei suoi confronti il 24 aprile di quest'anno.
La Suprema Corte, con una sentenza depositata oggi, definisce "congrua e logica" la decisione presa dal Riesame lo scorso giugno "sia con riguardo alla ritenuta sussistenza dei gravi indizi di reato che con riguardo a quella dei gravi indizi di colpevolezza dell'indagata".
Quanto alla modifica del capo di imputazione nei confronti della donna, lamentato dai difensori nel loro ricorso, la Cassazione evidenzia che "nella fase delle indagini preliminare la contestazione è sempre in evoluzione e non può essere cristallizzata in un capo di imputazione, per cui è sempre possibile al pubblico ministero integrare le imputazioni procedendo alle modificazioni fattuali che ritiene necessarie".
Dunque, "il tribunale del Riesame - osservano gli alti giudici - può legittimamente confermare la misura coercitiva con riferimento alla nuova ipotesi di accusa". Nel caso in esame, aggiunge la Corte, "ci si trova di fronte a delle mere precisazioni integrative del capo di imputazione che non incidono minimamente sull'esercizio del diritto di difesa: il 'fatto-reato', globalmente inteso, attorno al quale ruota l'accusa nei confronti della ricorrente è rimasto sostanzialmente lo stesso ed identica è rimasta la sua qualificazione giuridica". (AGI)