Processo “Ragno”, chiesti 107 anni di carcere per 8 imputati
Il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Raffaella Sforza, ha chiesto oggi alla Corte d'Appello condanne per 107 anni di carcere per otto imputati del processo "Ragno" contro il clan Soriano di Filandari, nel Vibonese.
La Procura generale ha in particolare chiesto ai giudici d'appello di riformare totalmente la sentenza con la quale il 28 maggio 2014 il Tribunale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Fabio Regolo (ora pm a Catania) ha assolto tutti gli imputati dall'accusa di associazione mafiosa e da una lunga serie di reati: dalle estorsioni alle armi, dagli incendi ai danneggiamenti attraverso ordigni esplosivi.
La pena più alta - 22 anni di carcere - è stata chiesta per il presunto boss Leone Soriano, condannato in primo grado per il solo reato di danneggiamento ad 1 anno ed 8 mesi, ma senza aggravante mafiosa. Queste le altre richieste di condanna: Gaetano Soriano, 18 anni; Carmelo Soriano, 14 anni; Giuseppe Soriano, 15 anni; Francesco Parrotta, 14 anni; Rosetta Lopreiato, moglie di Leone Soriano, 10 anni; Graziella D'Ambrosio, moglie di Gaetano Soriano, 8 anni; Graziella Silipigni, moglie del defunto Roberto Soriano, 6 anni.
L'operazione "Ragno" era scattata nel novembre 2011 ad opera dei carabinieri della Stazione di Vibo guidati dal comandante Nazzareno Lopreiato, coordinati dall'allora pm della Dda di Catanzaro, Giampaolo Boninsegna, e aveva ricostruito affari ed assetti del clan. (AGI)