Due consiglieri provinciali arrestati a Cosenza. In manette anche un presunto boss di ‘ndrangheta
Due consiglieri provinciali di Cosenza, Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo, sono stati tratti in arresto nell'ambito delle indagini condotte dai carabinieri di Cosenza e dalla Dia di Catanzaro. Per i due, esponenti del Partito democratico, sono stati disposti gli arresti domiciliari. In carcere è invece finito il presunto boss Michele Di Ruppo.
Il provvedimento è stato emesso dal gip di Catanzaro nell'ambito dell'attività investigativa che aveva portato all'operazione “Terminator”. I due consiglieri provinciali - che erano già indagati, in qualità di ex sindaco ed ex assessore del Comune di Rende, per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio - sono accusati di clientelare ingerenza nella gestione di una società di servizi del Comune di Rende (Cosenza) che sarebbe avvenuta in concorso con l'esponente della criminalità organizzata. I fatti contestati si sarebbero realizzati in occasione delle elezioni provinciali di Cosenza del giugno 2009.
I dettagli dell'operazione saranno illustrati alle 10.30 negli Uffici della Prefettura di Cosenza.
h 10:44 | Cinque delibere consiliari, approvate dal Consiglio comunale di Rende tra il 2007 e il 2009, in vista delle elezioni provinciali, avrebbero favorito il boss Michele Di Puppo e il sodalizio criminale dei Lanzino. Al centro delle deliberazioni, la "Rende servizi srl", società in house al Comune di Rende. È questo, secondo quanto emerge dall'ordinanza del gip distrettuale di Catanzaro, Livio Sabatini, il filone investigativo che ha portato in carcere l'ex sindaco della città, Umberto Bernaudo, l'ex assessore ai lavori pubblici, Pietro Paolo Ruffolo, e il presunto boss Michele Di Puppo.
Secondo le ipotesi avanzate dal pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, l'ente comunale avrebbe costituito la cooperativa, riconducibile a Di Puppo, affidandole alcuni servizi di utilità sociale, fino alla capitalizzazione per un importo di 8 milioni di euro con la concessione di un immobile, oltre a beni mobili per un valore di 369mila euro. Ad avvalorare le tesi investigative, la Dda di Catanzaro ha evidenziato le intercettazioni telefoniche, documenti acquisiti durante le indagini e varie testimonianze. Le accuse formulate dal pm Bruni riguardano anche la gestione dei posti di lavoro all'interno della società che, secondo l'accusa, sarebbe diventata "lo strumento per ottenere consensi elettorali mediante il fattivo ruolo di esponenti di primo piano della locale criminalità organizzata".
Così, tra gli assunti nella società, sarebbero stati riscontrati parenti e affini della cosca Lanzino. La "Rende 2000", società cooperativa a responsabilità limitata, era stata costituita nel 1999 e nel 2002 si è aggiudicata un appalto per la raccolta dei rifiuti e la manutenzione degli immobili comunali per un periodo di tre anni, con un valore medio annuale di oltre 940mila euro. Tra il 2000 e il 2008 il numero di dipendenti, si fa rilevare nell'ordinanza del gip distrettuale, è cresciuto a dismisura, passando da 63 a 171 unità, con il volume di affari che invece è stato ondivago, considerati 1,4 milioni nel 2002, 2,3 nel 2007 e 1,8 nel 2008. Il 27 settembre 2008, evidenzia il pm Bruni, tutti i dipendenti della società cooperativa sono stati licenziati, per essere assunti due giorni dopo nella nuova "Rende Servizi srl" con socio unico a totale partecipazione comunale.
"Un accordo elettorale politico mafioso" che sarebbe partito dal Comune di Rende per interessare anche le elezioni provinciali a Cosenza, nel 2009. Lo ipotizza il pm Pierpaolo Bruni che ha condotto le indagini sfociate questa mattina nell'arresto di due consiglieri provinciali cosentini e del presunto boss di Rende, Di Puppo. Secondo il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Umberto Bernaudo, 62 anni, ex sindaco di Rende (Cs), e Pietro Paolo Ruffo, 63 anni, ex assessore comunale ai lavori pubblici, entrambi consiglieri provinciali, avrebbero favorito il presunto boss Michele Di Puppo, 48 anni, ritenuto esponente di primo piano della potente cosca Lanzino di Cosenza. In sede di valutazione da parte del gip di Catanzaro, Livio Sabatini, è stata comunque esclusa l'aggravante delle modalità mafiose, richiesta dal pm. I due amministratori, entrambi del Pd, sono accusati di corruzione e corruzione elettorale.
I dipendenti della società "Rende servizi srl", al centro dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari l'ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, l'ex assessore comunale Pietro Paolo Ruffolo, entrambi consiglieri provinciali di Cosenza, e in carcere il presunto boss Michele Di Puppo, avrebbero svolto attività di sostegno elettorale per i due amministratori candidati alle elezioni provinciali nel 2009 e per il loro partito di riferimento, il Pd. È quanto emerge dagli atti dell'inchiesta che ha portato stamani all'arresto dei due esponenti politici.
L'attività di sostegno si sarebbe concretizzata nella partecipazione alle manifestazioni elettorali, al sostegno con i voti e all'affissione dei manifesti. Tutto questo sarebbe avvenuto anche nell'ambito dell'orario di lavoro. Sono queste alcune risultanze evidenziate dalla Dda di Catanzaro nel provvedimento notificato oggi. Anche Di Puppo avrebbe partecipato alle attività, fungendo spesso da tramite tra la parte politica e i dipendenti, al punto da essere indicato dall'accusa come un "coordinatore" delle attività. Nei riscontri investigativi è emerso che Di Puppo risultava assunto nella società con la qualifica di coordinatore del settore per la pulizia stradale. A indicare queste attività e i ruoli svolti, nel provvedimento della Dda di Catanzaro sono riportate le testimonianze di diverse persone, tra i quali consiglieri comunali, dipendenti della ditta "e personaggi coinvolti a vario titolo nell'azienda".
h 13:41 | Un lungo elenco di dipendenti e collaboratori. Triplicati in pochi anni per trasformare, secondo l'accusa, la "Rende servizi srl" in una macchina di voti e nel terreno su cui intavolare i rapporti tra mafia e politica. E per dimostrare questa condizione, l'elenco è stato allegato all'ordinanza del gip Livio Sabatini, che ha portato ai domiciliari l'ex sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, l'ex assessore ai lavori pubblici, Pietro Paolo Ruffolo, entrambi consiglieri prtovinciali, e in carcere il presunto boss Michele Di Ruppo.
Nella lista di personaggi sul libro paga della società, emergono i nomi di Giuseppe Brillo, condannato a 22 anni, in primo grado, per omicidio, sostituito dal figlio dopo l'arresto; del cognato di Di Puppo e della figliastra del boss cosentino, Ettore Lanzino; del cognato di un capo bastone della stessa cosca. Ed ancora, l'ex moglie di un collaboratore di giustizia e un condannato per usura. Quindi, tanti personaggi legati alla cosca e frequentatori di coloro i quali avrebbero messo in piedi, secondo l'accusa, una fitta rete di rapporti tra mafia e politica. Nell'ordinanza, così come risulta dalle indagini del pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, emergono anche rapporti tra la stessa società ed Ettore Lanzino, oltre a quelli con alcuni esponenti della politica rendese e cosentina.
h 15:04 | "Noi avevamo contestato il concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e reato elettorale consistente in scambio di voti contro utilita'. Il gip ha eliminato l'aggavante. Rispettiamo la decisione del gip, ma ci riserviamo di proporre impugnazione". Lo ha detto Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della DDA di Catanzaro, oggi presente alla conferenza stampa tenuta a seguito dell'arresto di due consiglieri provinciali di Cosenza. "Riteniamo che la nostra ricostruzione della vicenda salvaguardi anche l'integrita' logica del provvedimento" ha detto Borrelli.