‘Ndrangheta: guerra tra clan a Cosenza, luce su tre omicidi

Catanzaro Cronaca
La conferenza di oggi

Ci sarebbe stata la necessita' di ristabilire gli equilibri all'interno delle cosche del Cosentino all'origine di tre omicidi e di un tentato omicidio,su cui avrebbe fatto piena luce il secondo troncone dell'operazione "Terminator", condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro, che ha portato all'emissione di otto ordinanze di custodia cautelare in carcere oltre ad alcuni avvisi di garanzia. In manette sono finiti presunti mandanti ed esecutori degli omicidi di Francesco Bruni, avvenuto a luglio del 2009, Antonio Sena, maggio 2000, e Chiarello Primiano, giugno 1999, oltre ai responsabili del tentato omicidio di Esposito Umile, maggio 2000. I particolari dell'operazione sono stati resi noti questa mattina, nel corso di una conferenza stampa che si e' svolta nella sede della Dia di Catanzaro, alla presenza del procuratore della Repubblica Vincenzo Antonio Lombardo, del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, dei dirigenti della Dia Antonio Cannarella e Francesco Falbo. L'ordinanza e' stata emessa dal gip di Catanzaro nei confronti di Francesco Abbruzzese, 40 anni, di Cassano allo Ionio (Cs), gia' detenuto; Ettore Lanzino, 55, di Cosenza, latitante dal settembre 2009; Nicola Acri, 30, di Rossano (Cs), latitante dal 2007; Francesco Presta, 50, originario di Roggiano Gravina (Cs), latitante da maggio 2009; Mario Gatto, 40, di Cosenza; Giuseppe Perri, 55, di Acri(Cs), gia' detenuto; Angelo Colosso, 37, di Cosenza; Gianluca Walter Marsico, 43, di Cosenza. Nei confronti di tutti gli indagati e' stata contestata l'aggravante mafiosa. Lo scenario in cui sono maturati gli omicidi era quello degli anni a cavallo tra il 1998 e il 2001, quando la criminalita' organizzata del Cosentino ha vissuto una profonda riorganizzazione, con la nascita di gruppi emergenti che hanno tentato di prendere la supremazia sui gruppi storici della zona. Da qui, come e' stato evidenziato nel corso della conferenza stampa, la saldatura dei rapporti tra la criminalita' cosentina e il gruppo dei "Cassanesi" che opera nella Sibaritide e che e' composto prevalentemente da rom. Dalle indagini e' emerso che l'eliminazione di Francesco Bruni e di Antonio Sena sarebbe stata decretata dai maggiorenti delle organizzazioni mafiose cosentine; Chiarello avrebbe pagato la decisione di avvicinarsi al vecchio capo Bruni; mentre il tentato omicidio di Umile sarebbe stato concepito perche' l'uomo avrebbe gestito un giro di prostituzione nei pressi dell'abitazione di Francesco Presta, finito nell'inchiesta, che non avrebbe gradito "l'affronto".

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