Omicidio Lea Garofalo, muore suicida l’ergastolano Rosario Curcio
Si sarebbe impiccato nella propria cella del carcere di Opera, dove scontava l'ergastolo per aver contribuito all'omicidio ed alla distruzione del cadavere di Lea Garofalo, e nonostante i tempestivi soccorsi del personale penitenziario sarebbe morto poche ore dopo al Policlinico di Milano, dove era stato ricoverato d'urgenza.
Si conclude così la storia di Rosario Curcio, quarantaseienne originario di Petilia Policastro condannato in via definitiva assieme a Carlo e Vito Cosco.
I fatti risalgono a mercoledì scorso, 28 giugno. Ad inizio settimana Curcio avrebbe affrontato una visita medica durante la quale si sarebbe confrontato anche con uno psicologo: dall'incontro non sarebbero però emerse problematiche o situazioni tali da far ipotizzare il gesto estremo.
La Procura di Milano ha disposto una serie di accertamenti e di esami sul corpo, sul quale verrà effettuata l'autopsia anche se non sembrano sussistere dubbi sulla natura autolesionistica del decesso.
Il ruolo di Curcio nella vicenda venne ricostruito grazie al lavoro della Dda del capoluogo lombardo e per via delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmine Venturino.
Dopo l'omicidio - avvenuto il 24 novembre del 2009 in un edificio adiacente a Piazza Prealpi - Curcio aiutò i fratelli Cosco a trasportare il cadavere in un magazzino nelle campagne di Monza, e successivamente si occupò di far sparire il corpo.