Lea Garofalo: appello, 4 ergastoli e un’assoluzione
Quattro ergastoli, una assoluzione e lo 'sconto di pena' per il pentito Carmine Venturino. È questa la decisione dei giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano che hanno così parzialmente modificato la sentenza di primo grado nel processo per il sequestro e l'omicidio della testimone di giustizia calabrese, Lea Garofalo, uccisa a Milano il 24 novembre 2009.
"Non esiste un movente, è stato un raptus, purtroppo lei mi aveva fatto soffrire e minacciava di non farmi più vedere mia figlia e questa minaccia mi ha fatto impazzire". Queste le dichiarazioni spontanee di Carlo Cosco, ex compagno di Lea Garofalo, prima che i giudici entrassero in camera di consiglio per la sentenza d'appello. Un ultimo tentativo per convincere i giudici a escludere l'aggravante della premeditazione. Cosco ha anche spiegato che fu lui, dopo la sentenza di primo grado, a chiedere al pentito Carmine Venturino di confessare.
Tra gli altri, ha preso la parola anche l'avvocato Roberto D'Ippolito, legale della madre e della sorella di Lea, il quale ha sostenuto che sei imputati del processo d'appello per l'omicidio di Lea Garofalo, dopo la sentenza di primo grado, si sono messi "d'accordo tra loro per contenere i danni e quella mazzata di sei ergastoli che era arrivata". Anche il sostituto pg Marcello Tatangelo nel suo intervento di stamani ha parlato della possibile "intesa comune tra gli imputati", di cui però "non ho prova certa".(AGI)
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