Omicidio Lea Garofalo, ex compagno: non l’ho uccisa
"Non l'ho uccisa perchè, se avessi voluto, l'avrei fatto in Calabria". Lo ha detto Vito Cosco, l'ex compagno di Lea Garofalo, la donna sequestrata e poi sciolta in 50 chili di acido, rendendo dichiarazioni spontanee nel processo in cui è imputato per omicidio. "Quando lei ha deciso di collaborare con la giustizia ha detto una bugia, perchè non aveva la testa", ha affermato Cosco davanti ai giudici della prima Corte d'Assise nel processo in cui oltre a lui sono alla sbarra altre 5 persone ritenute vicine a una cosca della 'ndrangheta del Crotonese e tutte accusate, a vario titolo, del sequestro e l'omicidio della donna avvenuto fra il 24 e 25 novembre 2009.
Garofalo nel 2002 aveva deciso di testimoniare sulle faide interne tra la famiglia Cosco e un'altra rivale. Per questo era finita sotto protezione, programma da cui era però uscita nel 2006. Nel processo è parte civile contro il padre e gli altri imputati anche la figlia di Lea, Denise, oltre alla sorella e alla madre della donna. Oggi Cosco ha proclamato la sua innocenza affermando: "siamo nelle vostre mani, abbiamo fiducia in voi, nella Corte". Prima ha spiegato di essere "estraneo ai fatti". Poi ha aggiunto: "la verità la so solo io e farò chiarezza. La sorella della mia ex mi ha descritto come un uomo violento e senza scrupoli ma io vengo da una famiglia onesta di lavoratori e ho la coscienza pulita. Con la mia ex non riuscivo a trovare un equilibrio familiare e di lei non me ne fregava più niente".