Garofalo: difesa Cosco, omicidio dopo litigio; no premeditazione
Carlo Cosco "non è quell'essere nauseante e mostruoso che ha coltivato il suo odio per 13 anni, come sostiene l'accusa", ma è un uomo "che ha confessato" l'omicidio della sua ex compagna, Lea Garofalo. E questo omicidio non è stato un "atto premeditato" ma è avvenuto al termine di un "litigio". Lo ha affermato il legale dell'imputato, l'avvocato Daniele Sussman Steinberg, davanti ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano. Il pg, Marcello Tatangelo, aveva chiesto nelle scorse udienze la conferma di tre dei sei ergastoli inflitti in primo grado, per Carlo Cosco, per il fratello Vito e per Rosario Curcio. È stata invece chiesta l'assoluzione per altri due imputati, Massimo Sabatino e Giuseppe Cosco, scagionati, secondo il pg, dalle dichiarazioni del pentito Carmine Venturino (per lui chiesti 27 anni).
La difesa ha sostenuto che quello di Carlo Cosco fu un omicidio d'impeto, non premeditato, puntando così ad evitare la conferma dell'ergastolo per l'omicidio della testimone di giustizia calabrese, uccisa il 24 novembre 2009 a Milano e il cui corpo venne bruciato. In mattinata ha parlato anche il legale di Massimo Sabatino e nella scorsa udienza gli avvocati di Venturino e Giuseppe Cosco. Nel pomeriggio le arringhe proseguiranno anche per le posizioni degli ultimi due imputati. La sentenza potrebbe arrivare in tarda serata, a meno che i giudici non decidano un rinvio ad altra data. (Agi)