Non c’è pace per i morti Marlane, s’indaga su altri 30 decessi: sette gli indagati
Quando sul caso delle morti alla ex Marlane sembrava stesse per essere scritta la parola "fine", un dubbio rafforzato nelle famiglie delle presunte vittime dopo che la Corte d’Appello, appena questa settimana, aveva confermato la sentenza di primo grado (emessa a dicembre del 2014) che aveva assolto dodici imputati nel processo scaturitone (le accuse erano di disastro ambientale, omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime), stamani un’altra tegola riporta alla ribalta la fabbrica tessile di Praia a Mare dell’imprenditore Pietro Marzotto.
Il Nucleo operativo ecologico (Noe) ha difatti sequestrato lo stabilimento nell’ambito di una nuova inchiesta della Procura di Paola, diretta da Pier Paolo Bruni, e seguita dal pm Teresa Valeria Grieco.
Gli inquirenti vogliono vederci chiaro sul decesso di una trentina di operai e sulla malattia di un'altra dozzina. L’interesse investigativo è quello di appurare se le cause possano essere riconducibili alle esalazioni tossiche sprigionate dalle sostanze utilizzate durante la produzione della Marlane, soprattutto nei reparti di tintoria e cucina colori.
In sette sono finiti nel registro degli indagati: si tratta dell'ex sindaco di Praia a Mare, Carlo Lomonaco, coinvolto nell’indagine in qualità di responsabile dello stabilimento dal 2002 al 2003; Silvano Storer, ex amministratore delegato del gruppo Marzotto (dal 97 al 2001); Vincenzo Benincasa, responsabile dello stabilimento dal 96 al 2001; Ernesto Antonio Favrin, ad e vice presidente della Marzotto dal 2001 al 2004; Attilio Rausse, responsabile dello stabilimento dal 2003 al 2004; Ivo Comegna, responsabile del reparto finissaggio dall'86 al 2004 e Salvatore Cristallino, responsabile del reparto tintoria dall'89 al 2003.