Slai Cobas su processo Marlane: “Il vero affare e’ per gli avvocati!”

Cosenza Attualità

Udienza sospesa stamattina al processo Marlane che si aggiorna alle 15 del pomeriggio: e’ in corso la sottoscrizione dell’accordo transattivo con la corresponsione di 30mila euro procapite alle parti lese al lordo delle spese legali (di cui 10mila euro agli avvocati)

“Nessuna transazione civile può estinguere i reati ne’ il danno collettivo e quello ambientale.” – Si legge in una nota stampa di Slai Cobas Cosenza – “dare giustizia ai morti, agli ammalati ed alle famiglie dei lavoratori significa accertare e sanzionare con sentenza ogni responsabilità aziendale nonché sindacale, istituzionale e politica degli organi di controllo ad ogni livello”. “E’ possibile accertare i reati in questa prima fase di giudizio e (poiche’ ci troviamo di fronte a 108 morti e decine di ammalati di cancro tra lavoratori e cittadini) la lentezza dei tempi istruttori deve essere compensata con l’accorciamento dei successivi gradi di giudizio arrivando a sentenza definitiva.

Dura presa di posizione della cgil che si aggiunge alla denuncia pubblica ed all’esposto presentato da slai cobas sull’andamento del processo. E’ un processo fortemente sbilanciato sulla trattativa quello che si trascina al tribunale di Paola contro i responsabili aziendali della Marlane-Marzotto di Praia a Mare, quelli nazionali del polo tessile della Lanerossi di Valdagno e conniventi della pubblica amministrazione territoriale.

Un processo abnorme e paradossale in cui tutti gli avvocati, sia della difesa che delle parti lese, hanno prevalentemente puntato all’accordo transattivo con la rinuncia delle parti civili e con ciò “regalando” di fatto - per un piatto di lenticchie - un’ulteriore “chance di impunità” agli imputati con la fattiva devitalizzazione di un processo già fortemente compromesso dall’abnorme dilatazione dei tempi istruttori e che, proprio per questo, rischia di non “sopravvivere” ai tre gradi di giudizio. – Continua la nota - Sulla inquietante vicenda processuale che paventa la possibile assoluzione per prescrizione del 12 imputati a vario titolo per disastro ambientale, omicidio colposo plurimo e lesioni, tra cui il conte Pietro Marzotto, lo scorso 8 novembre lo Slai cobas ha presentato un esposto denuncia alla procura di Paola, al C.S.M. ed alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Già numerosi reati non sono stati contestati agli imputati per sopravvenuta prescrizione.

Eppure, già nel 19 febbraio 1997 vi è stata una prima interrogazione parlamentare (a firma Malavenda) alla Presidenza del Consiglio (Romano Prodi) ed al Ministro del Lavoro (Tiziano Treu) sui “decenni di morti bianche” allo stabilimento di Praia a Mare, sulla svendita dell’Eni alla Marzotto degli impianti, sull’uso dei finanziamenti pubblici per ristrutturare (una storia che ricorda da vicino quella dell’ILVA di Taranto). – Prosegue la nota di Slai Cobas - La risposta del ministro Treu fu fortemente elusiva: …“sui decessi di “morti bianche”… “si fa presente che, dall’esame dei registri infortuni non risulta essersi verificato nello stabilimento alcun infortunio mortale che avrebbe, d’altro canto, suscitato scalpore ed interessato le autorità di pubblica sicurezza e l’ispettorato per i relativi accertamenti”… F.to Tiziano Treu, 16 aprile 1998.

Nel 1999 ci fu una denuncia alla procura di Paola di tre ex lavoratori della Marlane (Luigi Pacchiano, Alberto Cunto, Anna Rosa Fagiano) sui numerosi decessi per patologie oncologiche tra gli addetti. La denuncia fu incredibilmente archiviata e la richiesta di archiviazione venne stranamente notificata ai denuncianti la bellezza di tre anni dopo (sic). Nel frattempo non furono verificati gli elenchi dei lavoratori assunti dal 1969 al 1998 per verificarne il numero dei denunciati decessi ed eventuali correlazione tra ambiente di lavoro e patologie oncologiche, e questo mentre era in corso una causa di lavoro contro la Marlane di Praia per il risarcimento dei danni da patologia tumorale professionale, fatto poi riconosciuto dalla stessa INAIL.

Suona sospetta e connivente la quantomeno superficialità, sistematica, dimostrata in queste occasioni - ed in tante altre - delle autorità preposte ai controlli della salute dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente. Sarebbe bastata all’epoca una veloce indagine presso i comuni di residenza dei lavoratori e la verifica delle schede ISTAT presso le ASL per accertare l’elevata esposizione a rischio-cancro dei lavoratori per porre in atto le idonee ed obbligatorie cautele preventive e salvare decine di vite, nonché accertare per tempo i reati che oggi si stanno prescrivendo. – Conclude la nota - Dare giustizia ai morti, agli ammalati ed alle famiglie dei lavoratori significa accertare e sanzionare con sentenza ogni responsabilità dei dirigenti aziendali e di quelli nazionali del gruppo tessile-laniero, dei rappresentanti sindacali e di quelli istituzionali e politici degli organi di controllo ad ogni livello. Se tutti avessero svolto correttamente il proprio ruolo molti decessi si sarebbero evitati.”

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