Toghe lucane: confermate in appello quattro assoluzioni

Calabria Cronaca

La Corte d'appello di Catanzaro ha confermato questo pomeriggio la sentenza con cui in primo grado furono assolti quattro imputati coinvolti nell'inchiesta "Toghe lucane", condotta dall'allora sostituto procuratore di Catanzaro Luigi de Magistris su un presunto comitato politico-affaristico-giudiziario operante in Basilicata, per le quali venne chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito del filone sui presunti illeciti nella realizzazione del complesso turistico "Marinagri", a Policoro (Matera). Il sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla - scrive l'Agi - aveva chiesto la condanna di tutti e quattro gli imputati, sia pur al minimo della pena prevista per legge, ma i giudici hanno accolto piuttosto le richieste dei difensori degli imputati confermando le assoluzioni già sentenziate, l'11 dicembre del 2009, dal giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Gabriella Reijllo, al termine dei giudizi abbreviati. La Corte ha chiesto 90 giorni di tempo per depositare le motivazioni di una decisione che chiude il secondo capitolo giudiziario per Vincenzo Vitale e Marco Vitale, titolari della struttura turistica "Marinagri"; Nicolino Lopatriello, sindaco del Comune di Policoro, e Felice Viceconte, dirigente del settore Urbanistica dello stesso Ente, chiamati a rispondere di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e violazioni del Testo unico dell'edilizia. In primo grado anche lo stesso pubblico ministero, Alberto Cianfarini, chiese che i quattro accusati fossero assolti "perché il fatto non costituisce reato", e il giudice scagionò tutti proprio con quella formula, disponendo inoltre il dissequestro della struttura turistica, e dell'altro materiale cui gli investigatori avevano apposto i sigilli. In seguito, però, gli stessi colleghi del pm Cianfarini, il pm Vincenzo Capomolla ed il pg Facciolla, hanno impugnato la pronuncia del gup.

Era stato proprio Capomolla, che ereditò il fascicolo di "Toghe lucane", a presentare la richiesta di rinvio a giudizio per i quattro imputati, nella quale non comparivano più le contestazioni di associazione per delinquere e concorso in corruzione che venivano mosse ai due Vitale ed a Lopatriello nell'avviso di conclusione delle indagini sottoscritto da de Magistris, nè la sola di associazione a delinquere per Viceconte. Nell'arco dei due anni di indagine, partite nel 2003, la struttura ricettiva Marinagri era stata sequestrata in due occasioni (dopo un primo annullamento del provvedimento disposto dal Tribunale del Riesame di Catanzaro), l'ultima il 17 aprile 2008. Con un proprio decreto de Magistris dispose il sequestro preventivo d'urgenza (poi convalidato) del villaggio, oltre al sequestro delle somme relative al finanziamento del Cipe per un importo pari a 25.849 milioni di euro. Tra il materiale sequestrato vi era anche una corposa documentazione, comprendente i conti correnti bancari riferiti ad alcuni indagati. L'inchiesta ha riguardato l'acquisizione da parte della società Marinagri di alcune particelle di terreno e ad un cambio di destinazione: le costruzioni edilizie del grande villaggio turistico, secondo le accuse che comparivano nell'avviso di conclusione indagini, sarebbero frutto di "atti amministrativi illegittimi, comportanti gravi rischi anche sotto il profilo idrogeologico e per la salute e sicurezza pubblica"; la Marinagri avrebbe ottenuto dal Comune di Policoro il permesso a costruire la struttura turistica prima ancora che la società ne avesse acquisito la proprietà. Ipotizzate infine anche irregolarità per la concessione di finanziamenti da parte del Cipe. Ogni accusa è stata però ritenuta infondata in primo ed in secondo grado.