Legge elettorale: sindaco di Laureana di Borrello, il popolo è sovrano
Reazioni non certo positive all’ipotesi di rivedere la legge elettorale per il prossimo turno elettorale regionale, caldeggiata dal Governatore Scopelliti, finalizzata all’eliminazione delle preferenze e giungere, quindi, alle cosiddette liste bloccate, per emarginare, dice, lo strapotere mafioso su una politica che si dimostra sempre più debole e incapace a contrastare tale potere. E’ un’ipotesi seriamente valutata? sollevare la seria questione delle infiltrazioni mafiose, un porre l’accento su un problema che attanaglia la politica, visti gli ultimi fatti di cronaca che coinvolgono esponenti politici dell’ultima tornata elettorale o l’elenco delle violazioni del codice etico presentato in questi giorni? Qualunque sia il motivo che spinge alla discussione è invero che di fatto, tale eventuale legge, porterebbe la Calabria ad essere clone della già tanto contestata legge elettorale nazionale che di fatto “delega” ai quattro cinque segretari di partito maggiormente influenti, a disegnare le camere parlamentari. “Non possiamo più vivere con chi va a cercare i voti alla 'ndrangheta” dice il Governatore discutendo dell’ipotesi di legge. A tale legittimo dubbio, però, qualcuno contraddice chiedendosi se bloccando le preferenze si evitano tali accordi o, forse, si rafforzano con propri nomi imposti nelle varie liste. Cosa comporta tale eventuale scenario per un territorio, qualunque esso sia, che si ritroverebbe, in una tornata elettorale, a vedersi imposti i candidati da cui farsi rappresentare, non più quindi a rispondere all’elettore ma al segretario di partito che lo ha designato? Lo abbiamo chiesto al sindaco di Laureana di Borrello, Domenico Ceravolo, nella sua duplice veste di amministratore locale, nonché di segretario per la provincia di Reggio Calabria di IdV.
Risposta | Sottrarre al popolo la scelta di chi li deve rappresentare è una’offesa alla democrazia. L’esperienza dimostra che la collusione politico-mafiosa può essere ancora più forte nel momento in cui il candidato viene nominato, quando esercita il potere. E lì che si diventa “obiettivi” di interesse per corruttori e malfattori. Le persone per bene non vanno a caccia di voti mafiosi. E se ci vanno il popolo, prima della magistratura, li giudicherà. Viene da chiedersi: e se l’Imperatore che nomina Principi i suoi vassalli fosse egli stesso un mafioso? Il popolo è sovrano, il popolo deve scegliere, il popolo deve controllare. Ogni contraria tentazione è cultura autoritaria e,forse, affaristica.