Bianca Rende sulla raccolta firme per l’abrogazione dei rimborsi elettorali
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Bianca Rende coordinatrice regionale federazione Mpa-Ad
“La Federazione MpA-Ad ha avviato in tutto il territorio regionale la raccolta delle firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per l’abrogazione delle norme in materia di rimborso per le spese elettorali sostenute da movimenti e partiti politici e la sostituzione di questo con il credito di imposta pari al 95% per contributi volontari in denaro fino all’importo massimo di 2000 Euro, ideata e lanciata dalla pagine del Sole 24ore dall’economista cattolico, Prof. Pellegrino Capaldo.
La proposta che sosteniamo non è anti-politica - ha dichiarato Bianca Rende - perché mai potremmo immaginare una società senza la politica e la centralità parlamentare, né di ‘antagonismo errante’ dal momento che la stessa Costituzione, in cui ci riconosciamo totalmente, attribuisce ai partiti il compito e il dovere della partecipazione popolare. E’ invece rivolta a dare proprio ai partiti più trasparenza e onore alla loro funzione riconoscendo ai loro soci il diritto di controllo sulla gestione delle spese e sul metodo democratico interno. Ci sembrano queste, infatti, insieme alla parità di genere, le pre-condizioni del loro rinnovamento piuttosto che l’emersione dal nulla di nuove personalità politiche.
La reazione dei partiti al rischio-rottamazione è, da questo punto di vista, piuttosto scomposta e contraddittoria, perché non solo dimostrano di volere mantenere il Porcellum, col rischio di un astensionismo altissimo e delegittimante, ma anche di cercare nelle Liste civiche – civetta quel corroborante che hanno perso ricorrendo a personaggi editoriali o televisivi che con le preferenze non sarebbero eletti. Si immaginino le liste che si annunciano di fiancheggiamento al PD (Saviano o Repubblica), all’UDC (Passera e altri economisti), a Berlusconi (Lista under 40) per capire subito quale tipo di rinnovamento i partiti generalisti hanno scelto per il loro trapasso, in un momento in cui, senza i voti di preferenza o i “collegi sicuri” di una volta, queste liste valorizzate dai Media prenderebbero più voti di quelle degli sfiduciatissimi partiti. Un suicidio politico, per non rinnovarsi dall’interno come noi vorremmo, e un passaporto per l’inferno della ingovernabilità che già caratterizza per esempio la lista Grillo e Di Pietro.
Non si può stare insieme – conclude Bianca Rende - senza una identità comune, un territorio, una relazionalità sociale, altrimenti si accentua la sudditanza della politica ai conflitti d’interesse e la politica della sudditanza è troppo fievole in questa transizione di sistema e di alternanza di classi dirigenti al potere. Che dopo gli avvocati e gli editori, arrivi il turno degli economisti e dei manager non ci spaventa, a condizione che la loro estrazione non sia elitaria o solitaria senza un processo di democrazia rappresentativa compatibile col principio della sovranità popolare e di una identità solidaristisca che forse i partiti c.d.”minori” garantiscono di più e fanno pesare nella scelta ineludibile e imprescindibile del partito leader, con il loro voto determinante”.