Ennesima inchiesta sui rifiuti: Legambiente, chiudere il ventennio nero della gestione commissariale
L’ennesima inchiesta sui rifiuti e l’importante azione della magistratura e delle forze dell’ordine - a cui va il nostro plauso e apprezzamento - afferma la legalità e la forza dello Stato nel reprimere i reati.
Tutto ciò da un lato tranquillizza, ma dall’altro mette a nudo il re sulle ecomafie e gli interessi illegali sul ciclo dei rifiuti.
Si confermano le preoccupazioni di Legambiente sul fallimento delle esperienze commissariali che si sono succedute in circa un ventennio nero e di quanti invece che avere a cuore ed assumere responsabilmente scelte ed azioni politiche incisive ed efficaci per la gestione integrata ed efficiente dei rifiuti, usano la gestione commissariale come leva del malaffare.
Le misura interdittive della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio nei confronti di tre rappresentanti dell'Ufficio emergenziale, il commissario Graziano Melandri e i tecnici Domenico Richichi e Simone Lo Piccolo, e l’aver indagato l’Assessore regionale all'Ambiente, Francesco Pugliano (nella sua qualità di ex sub commissario dell'Ufficio emergenziale), rafforzano ancora una volta la richiesta - che da anni facciamo - di superare la fase commissariale, come anche ultimamente ribadito nella partecipazione alla manifestazione di Crotone.
Le indagini da un lato evidenziano come sofisticati ed intricati sistema di frode, posti in essere dalla "holding" veneta del “re della monnezza” Stefano Gavioli, permettono di incassare milioni di euro senza mai pagare un euro di tasse, dall’altro come l’illecita gestione – che ha causato il sequestro dell'impianto di trattamento di rifiuti di Catanzaro - per effetto dello smaltimento del percolato all'interno fiume "Alli" inquini l’ambiente.
Apprezziamo quanto dichiarato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, secondo il quale "il funzionamento della raccolta dei rifiuti non può avvenire al prezzo di causare un disastro ambientale per l'assoluta inadeguatezza del funzionamento della discarica".
La Calabria e i calabresi non possono permettere che il territorio sia preda di eco mafiosi e non lo devono consentire. Tali azioni illecite hanno riflessi nel tessuto sociale, economico ed ambientale. Le ecomafie aggrediscono l’ambiente, causano l’inquinamento anche del nostro mare, delle falde acquifere con conseguenze che potrebbero riflettersi sulla salute umana.
“Il commissariamento deve finire subito – ha dichiarato Francesco Falcone, Presidente Legambiente Calabria – la politica sui rifiuti in Calabria deve seguire un percorso partecipato, che si basi sulla legalità e la trasparenza dell’azione politica e gestionale, una programmazione ed una strategia nuova che affrontino le criticità del sistema con gli Enti locali: a partire dalla realizzazione degli impianti al servizio della raccolta differenziata, alla bonifica dei territori”.
Per questo Legambiente Calabria crede che vada subito istituito un Osservatorio Regionale sulla Legalità e le Ecomafie.