Giovanni Nucera sull’arrivo delle armi chimiche al porto di Gioia
“Il Governo nazionale non può assumere decisioni che riguardano la Calabria senza una preventiva consultazione, o quantomeno fornire la dovuta informazione alle popolazioni ed alle amministrazioni locali”. E’ quanto afferma il Segretario Questore del Consiglio regionale Giovanni Nucera sorpreso dalla decisione del Governo Letta e del Ministro Maurizio Lupi, che hanno individuato il porto di Gioia Tauro come scalo italiano dove effettuare il trasbordo delle armi chimiche provenienti dalla Siria.
“A parte la decisione presa dall’alto senza alcuna consultazione e informazione, già di per sé grave – commenta il consigliere regionale Giovanni Nucera - è fortemente preoccupante l’assoluta garanzia di sicurezza che dovrà accompagnare questa delicata operazione. Non è possibile che la Calabria sia ogni volta la scelta migliore solo quando si tratta di effettuare operazioni pericolose o quantomeno, come in questo caso, altamente rischiose per la popolazione. Sul porto di Gioia Tauro si sono spesi fiumi di parole, inerenti la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, le sue potenzialità, ma al di là dei progetti, degli intendimenti, delle prospettive, compresa l’istituzione di una ZES, zona economica speciale, che rilancerebbe davvero lo scalo portuale calabrese, l’unico risultato finora è quello della sua scelta come luogo ‘adatto’ al trasbordo di materiale chimico altamente tossico destinato ad essere smaltito nell’oceano”.
“Per questo – prosegue il Segretario Questore del Consiglio regionale – approvo pienamente l’indignazione e la protesta sollevata da alcuni Sindaci della Piana, che si dicono preoccupati da questa improvvisa decisione, sulla quale vige l’assoluta segretezza, anche in ordine alle misure di sicurezza che saranno intraprese durante il trasbordo dei container da una nave all’altra. Fortunatamente non si tratta di un’operazione imminente. C’è tutto il tempo, quindi, per avviare una seria consultazione che coinvolga le popolazioni residenti nell’immediato hinterland del porto. E’ loro pieno diritto decidere sulla legittimità o meno di utilizzare parte del territorio dove vivono per una operazione internazionale dove l’Italia, purtroppo, è costretta a svolgere la parte più spiacevole e rischiosa”.