Armi chimiche: paura in Calabria per l’arrivo della nave a Gioia Tauro
Cresce la paura nell’intera popolazione calabrese per l’arrivo della nave, Ark Futura, con a bordo armi chimiche (provenienti dalla Siria) nel porto di Gioia Tauro (RC). La notizia è stata confermata dal ministro Maurizio Lupi alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato.
Puntuale il commento del presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, il quale ha affermato "E' vero che la Calabria può offrire un contributo contro le armi chimiche e per la pace nel mondo, ma è anche vero che così facendo si rischia di portare alla guerra civile un territorio. Credo che il presidente Letta e il ministro Bonino – ha proseguito nella sua dichiarazione Scopelliti – abbiano delle grandi responsabilità su quanto sta accadendo oggi nella nostra terra in quanto prima di qualsiasi assenso avrebbero dovuto avvertire le istituzioni locali, a iniziare dall’ente Regione, fornendo tutte le garanzie necessarie rispetto a una operazione così delicata. Il Governo sappia – conclude Scopelliti – che la Calabria non accetterà che questa operazione possa mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente."
Sull’imbarcazione danese “Ark Futura” vi sono circa 1.500 container che dovranno essere trasferiti nel Porto di Gioia Tauro e, successivamente, trasbordate sulla nave americana “Cape Ray”. Il viaggio dell'arsenale da smantellare è stato disposto dal piano internazionale approvato dal consiglio di sicurezza dell'Onu.
Due le fasi predisposte: il prelievo delle armi in Siria e, in seguito, la distruzione da eseguire, per idrolisi, in alto mare. Proprio quest'ultima fase è assegnata alla Cape Ray: la nave americana, dopo essere stata preparata per la missione a Portsmouth, in Virginia, ha attraversato l'oceano per raggiungere l'Italia, sede scelta per effettuare il passaggio del carico dalla Ark Futura che le ha imbarcate nel porto siriano di Latakia.
Oltre a Gioia Tauro erano stati presi in considerazione diversi scali: da quello siciliano di Augusta, a quelli sardi di Santo Stefano, Oristano e Arbatax e quello pugliese di Brindisi. Alla fine la scelta è caduta sul porto calabrese. Non è ancora chiaro, invece, dove dovrà avvenire la fase di distruzione, se nel Mediterraneo o in oceano Atlantico. A scortare la “Cape Ray” ci saranno navi da guerra di altri Paesi.
Dopo la trasformazione il residuo liquido verrà portato in una destinazione finale, che non è ancora stata definita, dove avverrà lo stoccaggio. I calabresi, nonostante le notizie rassicuranti per quanto riguarda la difficile e delicata operazione di trasbordo delle armi chimiche nell’importante porto di Gioia Tauro, rimangono, comunque, sul “piede di guerra” per non permettere tale operazione. La parola, ora, passa al Governo centrale che dovrà pronunciarsi, da qui a poco, sulla vicenda.