Armi chimiche a Gioia Tauro: Longo, terra usata e dimenticata
"Abbiamo provato in ogni modo a scongiurarlo eppure il Governo ha deciso di lasciare inascoltate le eccezioni del territorio: il trasbordo delle armi chimiche siriane avverrà fra pochi giorni presso il Porto di Gioia Tauro. La definiscono una operazione storica, per la quale la Calabria e lo scalo gioiese si stanno preparando da mesi, offrendo le proprie professionalità e competenze, eppure ci lascia una sensazione potente di amarezza che non può essere taciuta. Perchè, lo ribadiamo per l'ennesima volta, forte e' il sospetto che il destino della nostra terra sia di essere utilizzata per fare il lavoro sporco salvo essere dimenticata subito dopo". Lo afferma Giuseppe Longo, consigliere provinciale e coordinatore Sinistra in Movimento a Reggio Calabria.
"Tante sono state le promesse in questi mesi che hanno seguito l'annuncio di voler effettuare una operazione così delicata nel nostro Porto: prima Letta, poi Renzi, con le loro rassicurazioni circa un fantomatico futuro prossimo di sviluppo e prosperita' per il nostro territorio - aggiunge Longo - ci hanno garantito piu' volte l'imminente istituzione di un tavolo interministeriale capace di farsi carico della "questione del Porto di Gioia Tauro". O, per dirla con le parole di Nencini, la forte volonta' del Governo di prendersi carico della "Partita Gioia Tauro". Eppure, a oggi, ancora nulla: solo la sconsolante etichetta di "eccellenza internazionale" affibbiata quasi con la forza a un porto che arriva allo stremo al suo appuntamento con la storia. Perchè, non ci stancheremo mai di ricordarlo, lo scalo gioiese è stato presentato piu' e piu' volte come il volano dello sviluppo per la Piana di Gioia Tauro e per la Calabria intera, solo per essere lasciato decadere tra le tante criticita' della regione. In questi giorni di fremiti per l'imminente trasbordo - durante il quale sfileranno i soliti politici, sfoggiando come medaglie sul petto il plauso degli organismi internazionali - poche voci fuori dal coro, tra gli amministratori e i giornalisti, hanno ricordato l'eterna questione della Zes, il sempre più urgente bisogno di investire nel retroporto gioiese, nell'implementazione della logistica e nell'ideazione di un piano di lungo respiro che crei finalmente occupazione. Anche questa volta, la Piana di Gioia Tauro e la Calabria faranno la propria parte, e i nostri portuali impegneranno tutta la propria professionalità in questa impresa ad alto tasso di rischio. A loro, solo a loro va il nostro plauso. Nell'attesa e nella speranza che Renzi e i suoi ministri - onclude Longo - si ricordino di contemplare nel decreto Sblocca-Italia l'infrastruttura più importante dell'Italia meridionale, auspichiamo e pretendiamo che questa operazione non sia la prima di una lunga serie".