Processo “Aemilia”: Pino Giglio pronto a collaborare
Giuseppe Giglio, detto Pino, uno dei principali imputati del processo “Aemilia”, potrebbe diventare il primo superpentito della ‘ndrangheta trapiantata in Emilia Romagna.
Giglio, imprenditore crotonese residente a Montecchio, è ritenuto dalla Dda di Bologna un “organizzatore” dell'attività di associazione. L’impresario era a capo di un impero edile e da oltre un anno è al 41 bis. Un mese fa sono stati posti sotto sequestro beni per 20 milioni di euro intestati ai suoi familiari, mentre Pino e il fratello Giulio sono stati raggiunti in carcere da un’altra ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di aver occultato il patrimonio con l’uso di un prestanome.
L’uomo tra le cosche sarebbe anche conosciuto come “il bancomat”, per come avrebbe saputo investire e duplicare i patrimoni delle famiglie mafiose. Per un decennio Giglio avrebbe gestito una dozzina di imprese per conto di Nicolino Grande Aracri e altri capo clan.
Nella requisitoria del processo in rito abbreviato in corso, i Pm Beatrice Ronchi e Marco Mescolini hanno chiesto per Giglio 20 anni, contestandogli 30 capi di imputazione. Ora l’imprenditore avrebbe manifestato la volontà di collaborare con la giustizia ed è stato trasferito di carcere. Per la famiglia è stato proposto un programma di protezione che però non è stato ancora accettato.