Cosca Grande Aracri, Dda pronta a nuovi provvedimenti
Potrebbe coinvolgere nuovi soggetti, allargandosi ancora di più, l'inchiesta contro la cosca di 'ndrangheta al cui vertice vi sarebbe Nicolino Grande Aracri. La Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nel corso dell’operazione Aemilia ha emesso ieri 37 provvedimenti di fermo, ma questi potrebbero rappresentare solo una parte delle persone coinvolte, considerando che dalle carte dell’inchiesta si delineerebbe un quadro molto più complesso sulle investigazioni svolte dai Carabinieri di Crotone. Numerose intercettazioni, video riprese, oltre che appostamenti e controlli avrebbero difatti consentito di ricostruire ulteriori episodi e reati. Intanto si attende le determinazioni del Gip di Catanzaro che dovrà pronunciarsi sul provvedimento di fermo.
I reati contestati agli indagati vanno dalle estorsioni all’usura, agli omicidi, e si sarebbe evidenziata la volontà della cosca di controllare l’intera regione costituendo addirittura una "provincia". Gli interessi del clan, però, si erano fortemente radicati anche nel nord del Paese e, addirittura, all'estero. Nel procedimento compaiono anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Angelo Salvatore Cortese, Vincenzo Marino e Giuseppe Vrenna come anche quelle di Giuseppe Giampà, presunto boss pentito di Lamezia Terme.
COSÌ IL CLAN CONTROLLAVA I VILLAGGI TURISTICI
15:03 | Intanto sempre dalle carte dell’inchiesta emergono alcuni particolari sulla presunta pervasività della cosca. Tra "le prede particolarmente ambite" per la 'ndrangheta e dunque per il clan di Nicolino Grande Aracri, i villaggi turistici: l’ordinanza di ieri punta l'attenzione su due strutture nel Crotonese e Catanzarese sottolineando che gran parte dei villaggi sarebbe stato in mano cosca cutrese che avrebbe avuto potere decisionale su amministratori, lavori, forniture e servizi vari. Minacce ed aggressioni venivano poi utilizzate per tenere sotto assedio le strutture.
Gli inquirenti fanno per esempio riferimento al villaggio Capopiccolo, di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese: diversi messaggi sarebbero stati inviati all'amministratrice allo scopo di piegarla agli interessi del clan; anche aggressioni fisiche contro chi avesse tentato di lavorare senza l’autorizzazione dei Grande Aracri. O ancora, il caso del "Praialonga", sempre nel comune di Isola, che "controllato" da cosche non alleate, per la Dda avrebbe comunque risposto a Nicolino Grande Aracri che ne "doveva sovrintendere alla gestione". Nel 2013, inoltre, l’intervento della Procura di Catanzaro fu necessario per bloccare una estorsione, di circa 1,5 milioni di euro, ai danni dei proprietari del villaggio Porto Kaleo, a Cutro.
Così come emergerebbe il tentato metter le mandi sull’Eucaliptus di Simeri Crichi, nel catanzarese dove, sempre secondo la Dda, il clan avrebbe previsto mega investimenti in nuove infrastrutture e, dunque, maggiori profitti. Altro esempio riportato dagli inquirenti, il caso del Costa del Turchese, a Botricello, sempre nel catanzarese: rimasto fuori dal controllo del clan vi sarebbe una intercettazione dalla quale verrebbe fuori volontà di cacciare l'amministratore in carica ed affidare l’incarico al fratello di Nicola, l’avvocato penalista Domenico Grande Aracri, fino a ieri incensurato ed ora considerato personaggio di primo piano.