Il Governo scioglie per mafia Brescello, il Comune di Peppone e don Camillo

Crotone Cronaca

Il Consiglio dei ministri ha sciolto il Comune di Brescello (Reggio Emilia) per “infiltrazioni mafiose”. Il paese di Don Camillo e Peppone è dunque il primo municipio dell’Emilia Romagna ad essere sciolto a seguito dei controlli serrati della commissione prefettizia.

L’amministrazione comunale era finita nei guai a gennaio del 2015, quando dalle carte dell’inchiesta Aemilia (è in corso il processo che vede alla sbarra complessivamente oltre 230 imputati) erano affiorati gli interessi della cosca di ‘ndrangheta dei Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici e delle immobiliari riferibili a diversi comuni, tra cui proprio Brescello.

IL PARROCO: PAESE AVVILITO, NON SIAMO SOTTO SCACCO DELLA ‘NDRANGHETA

"Non è un paese sotto scacco della ‘ndrangheta. I mafiosi ci sono, ma dire che il paese e gli amministratori comunali sono conniventi con la mafia è una cosa non corretta". A parlare all’agenzia Ansa è don Evandro Gherardi, parroco del comune reggiano da quattro anni in quella parrocchia, Santa Maria Nascente, che quasi tutti gli italiani ricordano poiché ospita il crocifisso che, nella finzione cinematografica, parlava con don Camillo.

"Paghiamo la nostra notorietà. La gente - ha affermato ancora il sacerdote - è avvilita, si sente messa sotto accusa in maniera non giusta. Il paese è distrutto. Rialzarsi e vedere il futuro sarà difficile. È una decisione che rispettiamo, come comunità, ma che non condividiamo. Conosco le persone, gli industriali, gli artigiani, i commercianti e le famiglie. Non ho elementi per dire che ci sono state intimidazioni, che qualcuno paghi il 'pizzo' o quant'altro". Gli amministratori, si dice certo don Gherardi “hanno sempre agito per il bene comune, non per favorire qualcuno”.

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