Tribunale di Rossano, lettera aperta al presidente Napolitano
"È ormai iniziato l'ottavo giorno di sciopero della fame.
Inutile non ammettere che siamo provati, stanchi nel fisico e nel morale.
Il decreto farsa annunciato l'altro ieri dal Ministero ha confermato quello che diciamo da giorni con tremenda amarezza: viviamo in un paese le cui istituzioni sono in pieno stato confusionale, distanti dalle comunità e ignoranti rispetto alle conseguenze dei loro provvedimenti".
E' quanto scrivono in una nota Flavio Stasi e Mauro Mitidier.
"Il comunicato - continua la nota - ha generato in tutti quanti noi, decine di persone che da settimane presidiano il tribunale 24 ore su 24, disorientamento e perplessità. Le discussioni sul da farsi sono tante ed estenuanti, spesso macchinose e caotiche, richiedono energie nervose e fisiche, ma non vogliamo sottrarci: vogliamo essere tutti insieme a decidere come proseguire questa sacrosanta battaglia. I medici anche ieri, nonostante abbiano già declinato pubblicamente ogni responsabilità rispetto alla nostra scelta di continuare, hanno dimostrato vicinanza e professionalità, ci hanno letteralmente inseguito di riunione in riunione ma non avevamo voglia e testa per interrompere tutto ed essere visitati: ci siamo sottratti. Chiediamo scusa per questo in particolare al dott. Marino ed al dott. Cassetti ai quali siamo enormemente grati.
Allo stesso tempo, continuiamo a sentire forte le cure e l'abbraccio della nostra comunità, della tanta gente che passa in Tribunale solo per salutarci, abbracciarci, rincuorarci, piccoli gesti di fronte ai quali riusciamo a non commuoverci con molta difficoltà. Le persone che stanno condividendo con noi questa esperienza continuano a starci vicino, ad accompagnarci in ogni gesto ed a sopportarci con pazienza.
Nonostante tutto siamo contenti, perché il sacrificio di due persone ha suscitato in migliaia di altri cittadini di tutto il territorio un moto d'orgoglio, di fierezza e d'appartenenza, di rabbia e consapevolezza, che è esattamente quello che volevamo. E per questo abbiamo ancora voglia di lottare e di conquistare ciò che ci è stato scippato.
Ieri, di primo mattino, siamo partiti alla volta di Cosenza con un'autoambulanza per intervenire su Rai1 e rilasciare un'intervista su Radio Rai: vogliamo che tutta l'Italia capisca che questo comprensorio non è come gli altri, che non chiediamo eccezioni ma giustizia. Abbiamo fatto il nostro meglio e speriamo di essere stati utili alle comunità.
Abbiamo chiesto da giorni, per lo stesso motivo, un incontro al Ministro Cancellieri ed abbiamo intenzione di continuare la nostra forma di protesta forte ma pacifica fin quando non si degnerà di ascoltarci.
Non sappiamo in verità quanto altro tempo reggeremo, avvertiamo giorno dopo giorno che il nostro corpo si indebolisce, i nostri equilibri fisiologici e psichici si sconquassano ed allo stesso tempo sentiamo gravare su di noi il peso enorme delle preoccupazioni di chi ci sta vicino.
Ma la cosa più importante per noi - conclude la nota - è aver lanciato il messaggio: questo territorio non starà più a guardare mentre viene immiserito dalle istituzioni dello Stato. Da qui non si muove nulla".