Tribunale Rossano, domani mattina assemblea dei sindaci del territorio
Rossano non molla, il decreto firmato ieri dal ministro Cancellieri non ci soddisfa. Anzi, continua a mortificare le Città dell’Area urbana Corigliano-Rossano, della Sibaritide e della Sila greca. La determinazione del guardasigilli offende la dignità di una popolazione di oltre 130mila abitanti. Noi non ci fermeremo e proseguiremo la nostra battaglia pacifica a tutela dei diritti dei nostri cittadini, finché sia la storia che il futuro del nostro Tribunale non saranno messi al sicuro. Non ci sentiamo affatto sconfitti e, insieme all’intero territorio, faremo qualsiasi cosa per farci ascoltare da Roma. Chi, invece, dovrebbe approfittare dell’occasione per un profondo mea culpa sono i nostri rappresentanti parlamentari, evidentemente incapaci di perorare le giuste cause di questa terra. Domani, sabato 7 settembre, alle ore 10 nell’area antistante il tribunale, assemblea dei 20 sindaci dei territori ricadenti nella giurisdizione giudiziaria di Rossano per programmare le azioni di lotta da intraprendere nelle prossime ore.
È quanto dichiara il Sindaco Antoniotti, ancora in presidio permanente presso il palazzo di giustizia, che ieri pomeriggio (giovedì 5) non appena appresa la notizia dell’emanazione del nuovo decreto da parte del ministro Annamaria Cancellieri, ha partecipato all’assemblea promossa dalle associazioni forensi e dai comitati civici. In serata poi, nell’episcopio, ha incontrato l’Arcivescovo Santo Marcianò e stamani (venerdì 6) ha ricevuto la telefonata del presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti. Tutti concordi nell’avviare azioni di protesta civili che possano indurre il Governo a firmare un definitivo decreto correttivo a tutela dell’ufficio giudiziario cittadino.
Nessuno – afferma perentorio Antoniotti – può dirsi soddisfatto o guardare al futuro in modo fiducioso dopo l’emanazione dell’ennesimo, capestro decreto ministeriale, che suona come una vera e propria beffa per questo territorio. Roma è lontana anni luce da noi, dimostrandosi insensibile anche di fronte al gesto estremo dello sciopero della fame che stanno portando avanti i giovani professionisti Mauro Mitidieri e Flavio Stasi, giunti al settimo giorno di digiuno. Solo chi è estraneo alla vicenda e che non ha vissuto i quasi due anni di lotta, può affermare il contrario! Ma non ci riteniamo sconfitti e andiamo avanti ad oltranza. Per questo ho voluto convocare per domani mattina (sabato 10) tutti i colleghi sindaci del territorio per concordare, insieme, il da farsi per far sì che dalla capitale ci diano ascolto una volta per tutte. In queste ore – prosegue il Primo cittadino - stiamo cercando di poter avere udienza con il ministro Cancellieri e questo grazie al lavoro che stanno portando avanti le associazioni forensi, i comitati civici, i cittadini ma anche l’Arcivescovo ed il Presidente della giunta regionale. Proprio Mons. Marcianò e l’On. Scopelliti hanno assicurato la loro vicinanza alle comunità dell’Area urbana e della Sibaritide e hanno ribadito il loro impegno a intraprendere in modo sinergico ogni azione di lotta pacifica e civile.
In questa fase – aggiunge Antoniotti – i veri sconfitti sono i nostri rappresentanti parlamentari perché incapaci di aver saputo tradurre le esigenze e le istanze di questo territorio in un provvedimento del tutto legittimo. Ancora una volta, purtroppo, ci troviamo assoggettati a logiche politiche e campanilistiche che sono a dir poco vergognose! Questa amministrazione comunale, insieme a tutti i soggetti coinvolti in questo moto civile, sta facendo quanto umanamente possibile per risolvere positivamente la vicenda. Ma rimane al vaglio – annuncia il Sindaco - l’estrema ipotesi, che proporrò domani mattina in assemblea ai sindaci, della dimissione in massa dal nostro mandato popolare. Certo dobbiamo rimanere ottimisti perché questo ultimo decreto, seppur pilatesco, così come congegnato, potrebbe prevedere un ulteriore e definitivo decreto correttivo. Io – conclude Antoniotti – per parte, mia continuerò a fare pressione sui vertici politici di riferimento affinché possano continuare a perorare con sempre maggiore vigore la causa del tribunale di Rossano.