Why Not, Adamo: sentenza ristabilisce verità
"La sentenza di oggi ristabilisce la verità. Restituisce onore e dignità". Lo afferma Nicola Adamo, consigliere regionale ed ex vice presidente della Regione Calabria. "Assolto perchè il fatto non sussiste - aggiunge - è l'inevitabile esito processuale di una indagine condotta sulle persone e non su reati effettivamente commessi. Sono trascorsi esattamente sei anni da quando il sottoscritto, Enza Bruno Bossio (moglie di Adamo) e Giulio Grandinetti fummo sottoposti ad indagine per iniziativa del PM Luigi De Magistris Sin dal primo momento si poteva capire fosse una bufala".
"La prima ordinanza - aggiunge Adamo - riportava quasi pedissequamente le calunnie contenute in un articolo apparso sulla prima pagina del Corriere della Sera a firma di Gian Antonio Stella. Che fosse una bufala si era capito quando il decreto di perquisizione e le ipotesi di accusa che lo sostanziavano furono rivolte invece che al mio amico Giulio Grandinetti ad un suo omonimo; fu quello un incredibile errore per uno scambio di persona che allora determinò molto imbarazzo agli uffici della Procura della Repubblica di Catanzaro. La prima volta che il caro Giulio appare nella indagine avviene addirittura in data successiva alla sua morte. Da allora - prosegue Adamo - abbiamo registrato a nostro favore numerosi proscioglimenti in sede di udienza preliminare, le assoluzioni nel primo e nel secondo grado di Enza Bruno Bossio e la sentenza assolutoria di oggi: tutte con formula ampia. Nonostante quell'indagine che prendeva corpo come Why Not si traducesse in una pesante, insopportabile ed ingiusta gogna mediatica, abbiamo inteso difenderci sempre nel processo e non dal processo. Oggi - aggiunge - il Tribunale giudicante ha valorizzato con questa sentenza tutti gli elementi di prova che sin dalla fase dell'indagine testimoniavano sia dell'assoluta nostra estraneità ai fatti contestati sia dell'assoluta inesistenza delle condotte contestate.
Intanto, quest'indagine ha determinato la crisi del Governo Prodi, ha inciso profondamente nel corso della vicenda politico-istituzionale calabrese". Una indagine che, secondo Adamo, "è servita solo a sperperare oltre 10 milioni di euro pubblici e a costruire sulla carne viva di persone perbene ed oneste la carriera di un pubblico ministero che impazzava su televisioni e rotocalchi per divenire prima Parlamentare europeo e poi Sindaco di Napoli. La sentenza di oggi chiude, dunque, una fase ma inevitabilmente ne dovrà aprire altre".