Why Not e Poseidone, i giudici: “In Procura abuso d’ufficio, ma reati prescritti”
La Corte d’Appello di Salerno ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha accolto il ricorso presentato da Luigi De Magistris contro l’assoluzione di Salvatore Murone (all’epoca dei fatti Procuratore Aggiunto della Repubblica di Catanzaro), Giancarlo Pittelli (all’epoca avvocato e Senatore della Repubblica), Giuseppe Galati (allora Sottosegretario del Ministero alle attività produttive), Dolcino Favi (al tempo Procuratore Generale facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro) ed Antonio Saladino (all’epoca dei fatti imprenditore).
I magistrati di secondo grado hanno di fatto riconosciuto il reato di abuso d’ufficio in capo agli imputati (che sono stati tuttavia assolti) rispettivamente come dai capi di imputazione contestati, per la sottrazione illecita delle indagini Poseidone e Why Not.
La Corte, dunque, ha ammesso l’abuso d’ufficio ma ha però dichiarato estinti i reati perché caduti in prescrizione, non trovando inoltre alcun presupposto per un’assoluzione piena per la presenza di alcune criticità e irregolarità.
I fatti sono dunque ormai prescritti per il lungo decorso del tempo, e la sentenza risulta valevole per i soli effetti civili e si lascia quindi spazio ad un’azione di tipo risarcitorio, quindi, in ambito civile.
“Avete distrutto il mio difficile e complesso lavoro investigativo ma non avete distrutto la mia coscienza. Provo anche vergogna per tutti quelli che nelle Istituzioni in quegli anni, soprattutto nella magistratura, rimasero alla finestra a guardare lo spettacolo di deviazioni criminali senza precedenti”, ha commentato l’attuale sindaco di Napoli.