Why Not: al via il processo, Regione Calabria parte civile

Catanzaro Attualità

La Regione Calabria si e' costituita parte civile nel processo a carico delle 27 persone rinviate a giudizio a seguito dell' inchiesta "Why not". L'indagine, coordinata dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris e poi, dopo l'avocazione, affidata alla Procura generale di Catanzaro, riguardava un presunto comitato d'affari politico affaristico che avrebbe illecitamente gestito i soldi pubblici destinati allo sviluppo della Calabria. Il tribunale collegiale (presidente Antonio Battaglia, a latere Antonio Rizzuti e Giovanna Mastroianni) oggi ha ammesso in giudizio anche una seconda parte civile, nonostante l'opposizione dei difensori di molti indagati. Si tratta di Fincalabra, la finanziaria regionale che, come la Regione, risulta parte offesa rispetto ad alcune ipotesi di reato legate alla presunta gestione illecita di alcuni progetti finanziati con soldi pubblici. La prima udienza del processo dibattimentale, nel quale la pubblica accusa e' rappresentata dai sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciolla, e' proseguita poi con le eccezioni dei difensori. Sul banco degli imputati siedono le 27 persone rinviate a giudizio lo scorso 2 marzo, tra le quali anche Caterina Merante, testimone chiave dell'inchiesta "Why Not", chiamata a rispondere dell'unico capo d'accusa contestatole: una contravvenzione alle leggi in materia di lavoro. Gli altri sono Aldo Curto, Marino Magaro', Gennaro Ditto, Francesco Morelli, Antonio Mazza, Rosario Caccuri Baffa, Giorgio Cevenini, Rosalia Marasco, Ennio Morrone, Cesare Carlo Romano, Rosario Calvano, Dionisio Gallo, Domenico Basile, Giancarlo Franze', Antonio Gargano, Filomeno Pometti, Michelangelo Spataro, Michele Montagnese, Pasquale Citrigno, Pasquale Marafioti, Clara Magurno, Alfonso Esposito, Giuseppe Pascale, Ernesto Caselli, Nicola Adamo, A.G.G. Sempre il 2 marzo, il giudice dell'udienza preliminare Abigail Mellace, si e' pronunciata a proposito dei tanti giudizi abbreviati richiesti oltre che del procedimento con rito ordinario, facendo sostanzialmente crollate tutte le piu' gravi accuse inizialmente ipotizzate a vario titolo, che complessivamente andavano dall'associazione per delinquere, all'abuso d'ufficio, turbata liberta' degli incanti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode nelle pubbliche forniture, peculato, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, istigazione alla corruzione, estorsione, falsita' ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, fino a contestazioni minori in materia di lavoro. Per quanto ha riguardato i riti abbreviati, 8 imputati sono stati condannati - tra loro il principale accusato, l'imprenditore Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria, che ha avuto una pena di due anni di reclusione -, e 34 assolti completamente - tra cui l'allora presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, e l'ex governatore Giuseppe Chiaravalloti -. Per quanto ha riguardato la normale udienza preliminare, 28 persone sono state completamente prosciolte, e 27 rinviate a giudizio.
Avviata nel 2006, l'inchiesta "Why not" conquistò la ribalta delle cronache soprattutto per il coinvolgimento dell'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella, la cui posizione e' stata archiviata nell'aprile dello scorso anno, e dell'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, per il quale l'Ufficio gip ha disposto l'archiviazione a fine novembre.

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