Why not, la Procura di catanzaro impugna 12 assoluzioni
La Procura generale di Catanzaro ha impugnato 12 delle assoluzioni sentenziate il 2 marzo scorso dal giudice dell'udienza preliminare Abigail Mellace al termine dei giudizi abbreviati chiesti da 42 persone coinvolte nell'inchiesta "Why not", relativa a presunti gravi illeciti nella gestione dei fondi pubblici destinati alla Calabria (8 le persone che, invece, furono condannate). Il ricorso in appello riguarda, fra gli altri, le posizioni dei due ex presidenti della Regione Calabria Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti, per i quali i sostituti procuratori generali Eugenio Facciolla e Massimo Lia contestano l'assoluzione per il reato di abuso di ufficio nei confronti di Loiero, relativamente al solo capo d'imputazione attinente al progetto regionale finalizzato al censimento del patrimonio immobiliare; e l'assoluzione per il capo d'accusa relativo al progetto chiamato "Ipnosi" nei confronti di Chiaravalloti. L'appello riguarda inoltre le assoluzioni dell'ex assessore regionale della Giunta Chiaravalloti Gianfranco Luzzo; di Tommaso Loiero, dirigente della Regione Calabria e fratello dell'ex governatore; del segretario della Giunta Loiero Nicola Durante; dei funzionari Giuseppe Fragomeni e Pasquale Anastasi; e degli imprenditori, Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria e principale indagato di "Why not" (condannato solo per alcuni capi a due anni di reclusione), Giuseppe Antonio Lillo, Enza Bruno Bossio, moglie del capogruppo regionale del Pd Nicola Adamo, Franco Nicola Cumino e Pietro Macri'. Per quanto riguarda Saladino, Lillo, Luzzo, Macri' e Bruno Bossio la pubblica accusa contesta, in particolare, l'assoluzione per il reato di associazione a delinquere - per gli altri il ricorso riguarda il reato di abuso in atti d'ufficio -. Gia' nell'immediatezza della pronuncia del gup, del resto, i sostituti pg avevano espresso le proprie perplessita' per il fatto che l'accusa di associazione per delinquere fosse venuta meno per tutti, dal momento che, dissero Lia e Facciolla, "il giudice, pronunciandosi per le condanne ed i rinvii a giudizio in merito alla maggior parte delle contestazioni di abuso d'ufficio che abbiamo mosso, ha confermato la illegalita' della gestione di molti progetti finanziati dalla Regione Calabria con un meccanismo che si ripeteva, e dunque che nel corso degli anni e' stata sperperata una gran quantita' di soldi pubblici". Nel ricorso la pubblica accusa ribadisce che sarebbe esistito un accordo stabile tra i pubblici ufficiali e gli imprenditori privati interessati ad aggiudicarsi i progetti regionali finanziati con i fondi pubblici, e ciò sulla base non solo delle dichiarazioni della principale teste d'accusa, Caterina Merante, ritenuta pienamente credibile dalla Procura, ma anche di alcune fonti di prova che non sarebbero state tenute debitamente in conto. A marzo il gup, oltre alle decisioni sugli abbreviati, pronunciò anche 27 rinvii a giudizio (il processo dibattimentale riprendera' il 12 gennaio) e 28 proscioglimenti per coloro i quali non chiesero il rito alternativo. I ricorsi della Procura contro le assoluzioni si aggiungono adesso a quelli già presentati all'inizio del mese contro i proscioglimenti.