Vibo, presidente De Nisi: “Taglio Province piccole è una pietra tombale allo sviluppo”
"L'abolizione delle piccole Province rappresenta una pietra tombale sulle prospettive di sviluppo e di autodeterminazione democratica dei territori più deboli, come quello Vibonese. La cancellazione degli attuali confini provinciali, infatti, determinerà un salto indietro nel tempo di vent'anni, con una serie di conseguenze a cascata che comprometteranno i già precari equilibri sociali, economici e occupazionali". E' quanto sostiene in una lettera aperta, il presidente dell'Amministrazione provinciale di Vibo Valentia, Francesco De Nisi, secondo il quale "le conseguenze di questa scelta avranno una portata devastante soprattutto sulla qualità della vita".
"La città capoluogo - scrive ancora De Misi - tornerà a essere una paesone della lontana periferia catanzarese, con il contestuale crollo del mercato immobiliare e una contrazione disastrosa delle attività commerciali e ricettive".
Per De Nisi "i principali servizi al cittadino saranno decentrati nel nuovo - anzi, vecchio - capoluogo di provincia, con enormi disagi per chiunque abbia l'esigenza di raggiungere un ufficio pubblico per normali adempimenti. I presidi territoriali delle forze dell'ordine - aggiunge - saranno soppressi e riorganizzati sulla base dei nuovi confini provinciali, allargando inevitabilmente le maglie di quella rete di sicurezza a protezione dei cittadini che soltanto la presenza costante dei tutori della legge può assicurare. In un territorio ad alta densità mafiosa, già condizionato da uno stillicidio quotidiano di estorsioni, attentati e intimidazioni, lo Stato decide dunque di arretrare, ripiegando su posizioni di retroguardia che renderanno la vita più facile alla criminalità organizzata. In questo contesto di smantellamento selvaggio dei servizi al cittadino, - osserva - sono decine gli uffici e le articolazioni della Pubblica amministrazione a rischio chiusura: Prefettura, Questura, Comandi provinciali dei Carabinieri, della Guardia di finanza, del Corpo forestale, dei Vigili del fuoco, Direzione provinciale del Tesoro, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Agenzia del territorio, Direzione provinciale del lavoro, Camera di commercio, sezione locale di Confindustria, sedi provinciali dell'Inps e dell'Inail, Azienda sanitaria provinciale, Aci, Croce rossa, Ufficio scolastico, Ufficio provinciale delle Poste italiane, Motorizzazione civile".
Per De Nisi, "nonostante l'enorme rischio che il territorio vibonese sta correndo, sembra però non esserci nell'opinione pubblica una vera consapevolezza delle conseguenze che l'abolizione della Provincia di Vibo Valentia può innescare. Si preferisce, invece, assecondare apaticamente quel sentimento di anti-politica che ormai da tempo ha bollato le Province come enti inutili e fonte di sprechi. Difendere oggi questa istituzione e' considerato da molti una difesa della casta, con buona pace dei valori costituzionali di rappresentatività democratica e decentramento amministrativo che questo ente esprime”.
Secondo De Nisi "invece di agire eliminando gli sprechi veri e ottimizzando il sistema esistente, Parlamento e Governo si preparano a dare in pasto all'opinione pubblica una manciata di piccole Province (in Calabria quelle di Vibo Valentia e Crotone), raccogliendo l'assist lanciato dall'Unione Province Italiane, che recentemente si è espressa a favore dell'accorpamento dei territori che non rispettano precisi requisiti dimensionali, sia in termini di popolazione che in riferimento all'estensione. L'Upi, dunque, nella prospettiva di salvare almeno le Province più grandi e potenti, non ci ha pensato due volte a usare l'autonomia del nostro territorio come dazio da pagare. La politica, i sindacati, le associazioni di categoria, le istituzioni locali, ma soprattutto i cittadini, dovrebbero far sentire la propria voce, quantomeno per affermare che non ci stanno a fare da agnelli sacrificali sull'altare di un taglio fittizio dei costi. Ecco perché - conclude - lanciamo un accorato appello a tutte le forze sane della società civile, al presidente della Regione, ai parlamentari e ai consiglieri regionali calabresi, perché ci aiutino a contrastare l'apatia e la rassegnazione che sembra caratterizzare questo cruciale passaggio, affinché chi èchiamato a trasformare in legge questo infausto progetto avverta l'opposizione e il dissenso di tutti noi".