L’on. Pacenza (Pdl) sulla soppressione di mini-Province e piccoli Comuni
“È stato davvero un momento di alta coesione istituzionale, ma anche di profonda maturità politica, nel senso più ampio della sua accezione originaria, il consiglio comunale allargato tenutosi ieri a Crotone in difesa della Provincia e dei piccoli Comuni come presidi di democrazia e di autogestione del territorio”. Il presidente del Comitato regionale per la qualità e la fattibilità delle leggi, Salvatore Pacenza, plaude per il buon riscontro ottenuto dalla riunione congiunta dei 27 consigli comunali degli altrettanti comuni del territorio, svoltasi ieri sera a Teatro Apollo di Crotone (alla presenza di una delegazione del Vibonese), in difesa della Provincia e dei comuni con meno di mille abitanti. “Si è trattato di un’assemblea congiunta – asserisce l’onorevole Salvatore Pacenza – che ha voluto dire alla gente qualcosa in più: ossia che il territorio e i suoi politici sono uniti e saranno pronti a difendere a spada tratta i presidi di democrazia, legalità e sviluppo annessi al mantenimento dello status di Provincia. Tutto ciò – prosegue l’onorevole Pacenza – dà nuova linfa alle aspettative e alle esigenze reali dei cittadini che, negli ultimi anni, hanno perso fiducia in chi muove i fili in politica. Certo – ricorda ancora - è vero che sono state stralciate dalla manovra economica le norme su miniprovince e piccoli Comuni. Così come è ancora vivo, però, l'impegno per l'abolizione in via di riforma costituzionale di tutte le Province italiane. Ecco perché noi rappresentanti istituzionali della deputazione nazionale e regionale non dobbiamo abbassare la guardia. Dobbiamo continuare a tenere alto l’interesse e l’importanza che riveste sul nostro territorio l’Ente intermedio, anche in considerazione della maggiore autorevolezza ottenuta dal Crotonese dal 1992 ad oggi in ambito regionale e nazionale. Non v’è dubbio – conclude l’onorevole Pacenza – che, a questo punto della nostra storia democratica e repubblicana, occorrono con urgenza una vera revisione e un’incisiva riforma costituzionale per il funzionamento dello Stato e delle sue strutture periferiche. Ma ritengo sia questo un ragionamento assai più ampio che richiede uno studio approfondito, che guardi con attenzione a tutte le possibili soluzioni, ma anche alle eventuali implicazioni che la riforma potrà apportare”.