Province: amministratori del crotonese, “così si torna indietro”
Consegnata, questa mattina, al Presidente della Repubblica, da parte della delegazione di sindaci, consiglieri comunali e provinciali del territorio di Crotone, una petizione nella quale si evidenzia la contrarietà del territorio alla paventata abolizione della provincia di Crotone. Una delegazione formata da sindaci, consiglieri comunali tra cui i consiglieri comunali di Crotone Ettore Perziano e Fabrizio Meo, consiglieri provinciali presenti a Roma per manifestare davanti al Palazzo del Quirinale, sono stati ricevuti dal Prefetto Cacciolla, delegato dal Presidente della Repubblica, al quale hanno consegnato la lettera nella quale si manifesta la contrarietà dell’intero territorio per la paventata soppressione della provincia di Crotone.
Nella nota indirizzata al Presidente della Repubblica si legge: “I Sindaci e i Consiglieri dei ventisette comuni del crotonese, unitamente al Presidente della Provincia ed al Consiglio Provinciale di Crotone, intendono, nel massimo rispetto istituzionale, ma con grande determinazione, evidenziare come il prospettato riordino degli enti intermedi è sentito per i 180.000,00 abitanti della Provincia di Crotone che noi rappresentiamo, come una vera e propria soppressione di fondamentali prerogative, circostanza che rischia di trascinare il nostro già martoriato territorio indietro di venti anni, disconoscendo, ancora, quali potranno essere i vantaggi economici per i cittadini italiani.
La nostra iniziativa istituzionale segue la discussione adottata dall’intero Consiglio Regionale della Calabria che ha ribadito la fondamentale importanza nel continuare a prevedere il territorio calabrese diviso in cinque provincie. Continuiamo a sostenere che il governo guidato dal Professore Monti, possa momentaneamente sospendere la procedura volta a pervenire al riordino delle provincie, lavorando per ottenere una maggiore e più complessiva riflessione sugli enti locali e il coinvolgimento delle popolazioni amministrate che continuano a ritenere l’adozione di tale provvedimento più voluto da esigenze particolari che dalla vera conoscenza e importanza dell’ente provincia e delle sue funzioni.
Una soluzione differente che non tenga conto delle prerogative costituzionalmente sancite degli enti intermedi potrebbe oltretutto rappresentare un assai pericoloso precedente”.